Case vecchie: si potranno vendere e affittare dal 2030?

La direttiva dell’Unione Europea sulle “case green” ha sollevato interrogativi e preoccupazioni tra i proprietari di abitazioni più datate, sopratutto sull’eventualità di restrizioni alla vendita delle case non conformi o sanzioni per chi non si adegua.

Gli Stati membri hanno a disposizione un periodo di due anni per recepire le norme, con un ampio margine di discrezionalità nella loro attuazione. La flessibilità concessa agli Stati membri nel perseguire gli obiettivi solleva domande sul possibile atteggiamento iniziale del governo, considerando il voto contrario dei partiti della maggioranza attuale. Tuttavia, anche se le disposizioni generali della direttiva saranno attenuate rispetto alle versioni originali, è probabile che abbiano impatti sul mercato immobiliare e sui proprietari.

In Italia, l’attuazione del crono-programma legato alla direttiva Case green prevede una serie di tappe fondamentali per raggiungere gli obiettivi prefissati. L’attuazione di queste misure è soggetta a diversi fattori, tra cui la disponibilità di risorse finanziarie e la capacità delle autorità locali di implementare le normative.

Il governo italiano è chiamato a definire un piano dettagliato per l’attuazione della direttiva Case green, stabilendo priorità e tempistiche precise per garantire il raggiungimento degli obiettivi ambientali prefissati. Tuttavia, l’attuazione di questo crono-programma potrebbe richiedere un impegno significativo da parte di tutte le parti coinvolte, compresi i proprietari degli immobili e le autorità locali.

Concessa discrezionalità agli Stati membri

In Italia, secondo il rapporto dell’ENEA, oltre la metà delle abitazioni ha una classe energetica F o G, i livelli più bassi di prestazione energetica. Questo rende l’Italia particolarmente vulnerabile agli impatti della direttiva, con la necessità di un’azione rapida e mirata per migliorare l’efficienza energetica del suo parco immobiliare.

In termini di costi, secondo le stime del Centro per i diritti del consumatore (Codacons), i lavori di riqualificazione energetica potrebbero comportare una spesa compresa tra i 30.000 e i 50.000 euro per ogni unità immobiliare. Ad esempio, la sostituzione della caldaia con un modello di nuova generazione potrebbe costare fino a 16.000 euro, mentre l’installazione di un impianto fotovoltaico potrebbe richiedere una spesa di circa 7.500-10.500 euro. Questi costi potrebbero rappresentare un onere significativo per i proprietari di case, soprattutto considerando le difficoltà economiche che molti affrontano.

L’approccio discrezionale degli Stati membri potrebbe influenzare anche il valore delle proprietà immobiliari. Secondo le analisi del Codacons, le case non soggette a lavori di riqualificazione energetica potrebbero subire una svalutazione fino al 40%. Questo potrebbe avere un impatto significativo sul mercato immobiliare, con conseguenti ripercussioni sulle decisioni di vendita e affitto delle vecchie abitazioni.

Esiste un divieto di vendita per le vecchie case?

Come ci ha confermato l’agenzia Casafin di Modena (www.casafinmodena.it), che si occupa della vendita di case, non vi è alcuna restrizione riguardante la vendita o la locazione delle abitazioni ad alto consumo energetico. Le disposizioni per gli immobili residenziali si articolano in tre principali direttive: a partire dal 2030, tutti i nuovi edifici dovranno essere a zero emissioni, probabilmente comportando un aumento dei costi di costruzione ma senza implicazioni tecniche significative; il 15% degli edifici esistenti dovrà essere ristrutturato entro scadenze relativamente brevi, con particolare attenzione al miglioramento delle prestazioni dei patrimoni meno efficienti; infine, entro il 2030, i consumi energetici dovranno essere ridotti del 16%, mentre entro il 2035 è prevista una riduzione del 20-22%.

Tuttavia, la normativa prevede alcune eccezioni che potrebbero influenzare la possibilità di vendere tali immobili. Ad esempio, vi sono esenzioni per gli edifici situati nei centri storici, le proprietà con superficie ridotta e le residenze utilizzate solo per brevi periodi durante l’anno. Queste eccezioni sollevano interrogativi sulla portata e sull’efficacia della direttiva, poiché potrebbero consentire a numerosi immobili non conformi di continuare ad essere venduti senza adeguamenti.

Quanto costerà migliorare la classe energetica degli edifici?

La transizione verso edifici più sostenibili comporterà inevitabilmente costi significativi per i proprietari e gli abitanti delle vecchie case. Secondo le stime, saranno necessari investimenti considerevoli, con stime che oscillano tra i 30.000 e i 50.000 euro per unità, per adeguare gli edifici alle nuove normative e migliorare l’efficienza energetica.

Solo la sostituzione della caldaia con un modello più efficiente può costare fino a 16.000 euro in Italia. I costi per lavori come l’installazione di cappotto termico, infissi, caldaie e pannelli solari variano in base ai materiali e alla posizione geografica degli edifici.

Le cifre sono significative e non accessibili a tutti, il che solleva dubbi sulla fattibilità della norma europea. Sarà necessario del tempo per trovare le soluzioni migliori, e si spera che non si ripeta un’imposizione economica simile a quella del 110%. I dati mostrano che solo circa il 2% delle case è stato efficientato con il 110%, a fronte di una spesa elevata che ha suscitato preoccupazioni. Le risorse dell’Unione Europea per l’Italia sono limitate, e potrebbe essere necessario ricorrere nuovamente alla cessione del credito e allo sconto in fattura, con i primi crediti maturati dalle famiglie finalmente sbloccati. Tuttavia, il problema principale riguarda la disponibilità dei fondi. Si stima che ci siano circa 5 milioni di immobili da ristrutturare, ma con il Superbonus solo circa 500.000 edifici sono stati ristrutturati, il che ha causato un aumento del debito pubblico. Non è sostenibile continuare su questa strada, poiché non tutti gli immobili potranno essere ristrutturati utilizzando questi strumenti.

Per comprendere appieno l’impatto finanziario di queste misure, è importante considerare anche i potenziali risparmi a lungo termine sulle bollette energetiche. Secondo le stime, un intervento di riqualificazione energetica può portare a un risparmio annuo di circa 500 euro sulla bolletta energetica. Tuttavia, è importante notare che tali risparmi potrebbero non coprire interamente i costi iniziali dell’intervento e potrebbero richiedere diversi anni per essere completamente realizzati.

Quanto inciderà questa direttiva sul valore di un appartamento?

L’implementazione della direttiva Case green avrà inevitabilmente un impatto sul valore degli immobili esistenti, in particolare per quelli che non sono conformi alle nuove normative sull’efficienza energetica. Secondo le stime, le proprietà con classi energetiche inferiori, come quelle classificate come F e G, potrebbero subire una svalutazione significativa.

Secondo i dati dell’ENEA, il costo di adeguamento di un’abitazione può variare notevolmente a seconda della classe energetica iniziale e dei lavori necessari. La svalutazione potrebbe essere particolarmente significativa per le proprietà non conformi, poiché potrebbero diventare meno attraenti sul mercato, specialmente se i potenziali acquirenti considerano i costi aggiuntivi necessari per adeguarle alle nuove normative. Questo potrebbe portare a una contrazione della domanda e, di conseguenza, a una diminuzione dei prezzi sul mercato immobiliare.

Tuttavia, è importante considerare anche il contesto più ampio del mercato immobiliare e le dinamiche economiche. Gli interventi di riqualificazione energetica potrebbero aumentare il valore degli immobili conformi alle nuove normative, poiché potrebbero essere visti come più attraenti e convenienti per i potenziali acquirenti sensibili all’efficienza energetica.

La direttiva Case green è sostenibile?

La sostenibilità della direttiva Case green rappresenta un argomento di grande rilevanza nell’ambito delle politiche ambientali e urbanistiche. L’attuazione di misure volte alla riduzione delle emissioni inquinanti degli edifici risulta essere una priorità per l’Unione Europea, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 del 55% entro il 2030.

Tuttavia, sussistono alcune criticità legate alla sostenibilità di questa direttiva. Innanzitutto, emerge il dibattito riguardante il costo degli interventi di ristrutturazione necessari per rendere gli edifici conformi alle nuove normative.

Inoltre, si evidenzia la necessità di promuovere misure di incentivazione finanziaria per sostenere i proprietari degli immobili nell’affrontare i costi legati ai lavori di efficientamento energetico. L’implementazione di agevolazioni fiscali e finanziarie potrebbe contribuire a rendere più accessibili gli interventi di riqualificazione degli edifici, favorendo così il raggiungimento degli obiettivi ambientali senza gravare eccessivamente sulle finanze dei cittadini.

Nel complesso, la sostenibilità della direttiva Case green dipenderà dalla capacità delle istituzioni di promuovere politiche pubbliche efficaci e dalla collaborazione di tutti gli attori coinvolti, compresi i governi nazionali, le autorità locali, le imprese e i cittadini.

Sono previste sanzioni per chi non si adegua alla direttiva Case green?

La questione delle sanzioni per chi non si conforma alla direttiva Case green è al centro del dibattito su come applicare efficacemente le normative volte a migliorare l’efficienza energetica degli edifici e a ridurre le emissioni inquinanti. Mentre al momento in Italia non si è ancora parlato esplicitamente di un pacchetto di sanzioni specifiche, è importante considerare le possibili implicazioni di tale scenario.

Se anche non dovesse esservi un divieto esplicito di vendita per le case non conformi, è probabile che il valore di queste proprietà subisca un significativo deprezzamento. Chi acquista un immobile sapendo che presto dovrà affrontare costi aggiuntivi per adeguarlo alle normative potrebbe essere riluttante a pagare il prezzo pieno. Inoltre, il rischio di future spese di ristrutturazione potrebbe scoraggiare potenziali acquirenti, contribuendo ulteriormente alla diminuzione del valore di mercato delle vecchie case.

L’aspetto delle sanzioni potrebbe anche influenzare il settore immobiliare e l’economia in generale. Eventuali sanzioni potrebbero mettere a rischio la redditività degli investimenti immobiliari e scoraggiare ulteriori sviluppi nel settore delle costruzioni. Ciò potrebbe avere ripercussioni sull’occupazione e sulla crescita economica, rendendo fondamentale trovare un equilibrio tra gli obiettivi ambientali e le esigenze economiche.

Inoltre, va considerato che eventuali sanzioni potrebbero avere un impatto sul consenso popolare e sulle decisioni politiche. Poiché la direttiva Case green è destinata a influenzare direttamente le vite delle persone e il valore delle loro proprietà, è importante che le misure di applicazione siano percepite come giuste ed equilibrate dalla società.

Conclusione

La direttiva UE sulle “case green” solleva una serie di domande e preoccupazioni per i proprietari di vecchie abitazioni. Mentre vi sono sfide da affrontare, vi è anche l’opportunità di migliorare l’efficienza energetica e il valore delle proprietà nel lungo termine. È essenziale che i governi nazionali forniscano supporto e orientamento ai proprietari durante questa transizione.

About Author

Pasquale Palmiotto

Autore e fondatore di Bioarchitettura e Domotica. Diplomato geometra contro la mia volontà (preferivo il liceo classico), ho dovuto combattere parecchio per ritrovare la strada da cui ero stato forzatamente allontanato e tornare a fare quello che mi piace di più: scrivere (per il web). Quando la mia passione ha incontrato la domotica è stato naturale aprire un sito dove condividere guide e recensioni sui prodotti smart.